Nel bambino la forza naturale di guarigione è ancora molto reattiva. Per questo motivo la terapia omeopatica può evitare in molti casi l'utilizzo di farmaci.
Nessun omeopata, in quanto medico chirurgo abilitato alla professione, è contrario a priori all'utilizzo di farmaci fondamentali ed indispensabili come per esempio gli antibiotici, quando necessari. Utilizzarli in modo improprio invece, specialmente nel bambino e laddove si può ricorrere ad altro, è dannoso ed è noto a tutti i medici, omeopati e non.
L'antibiotico, se usato in modo improprio distrugge anche i germi "buoni" che abitano nell'intestino e che sono parte fondamentale del processo di crescita immunitaria del bambino come dell’adulto. Lo stesso discorso vale per altri farmaci quali il cortisone o il paracetamolo, assai utile in certi casi dannosi in altri.
L'omeopata, nel bambino come nell’adulto, rispetta e valorizza le risposte naturali dell'organismo e, quando c'è sofferenza, interviene nel modo meno invasivo possibile.
Vi sono numerosissimi studi pubblicati che evidenziano l'efficacia di terapie omeopatiche nel bambino, anche su riviste specializzate ed autorevoli: per esempio sulla prevenzione e terapia delle infezioni delle vie respiratorie superiori, in cui si dimostra una significativa riduzione del numero di episodi e degli antibiotici utilizzati (1); sulla prevenzione delle stesse malattie acute respiratorie (2); sulla sindrome ADHD (3); sul trattamento delle coliche infantili e di sindromi cliniche apparentemente gravi (“apparent life-threatening”), quest’ultima pubblicata proprio su “Pediatrics”, che può essere considerata una delle riviste di riferimento per i pediatri a livello internazionale (4).
Oltre che sul sintomo specifico, una terapia omeopatica personalizzata mediante il Rimedio costituzionale anche nel bambino migliora la reattività immunologica ed accompagna lo sviluppo verso l'adolescenza e l'età adulta.
BIBLIOGRAFIA
(1) Multidiscip Respir Med. 2016 May 16;11:19.
(2) Homeopathy. 2016 Feb;105(1):71-7.
(3) Homeopathy 2007, Jan;96(1):35-41.
(4) Pediatrics 2010; 125; e318-e325.